blog senza moderatori, senza moderazione, senza più pazienza dovuta alla ragione

sabato 10 marzo 2012

decrescita razionale, altro che musse

Vandana Shiva ai giovani italiani: occupate la terra così come occupate le piazze!

Un intervista rilasciata da Vandana Shiva sul pericolo dell’alienazione delle terre pubbliche programmata dal governo Monti. I governi hanno fallito nel loro ruolo, la terra è l’unica salvezza, e va messa in mano a chi la coltiva
L’accesso alla terra è sempre più difficile, perché la terra fa gola agli speculatori e ai palazzinari. Lo Stato italiano, per esigenze di cassa, ha pensato bene di mettere in vendita i terreni demaniali, non solo quelli su cui ha un effettivo diritto di proprietà, ma anche quelli su cui insistono i secolari diritti degli “usi civici”. Ci stiamo letteralmente scavando il terreno da sotto i piedi, perché senza terra non c’è futuro. Sul portale di Navdanya International si è affrontato l’argomento con un intervista a Vandana Shiva, la nota scienziata ed attivista indiana, che insiste su un argomento: i governi hanno fallito il loro compito di rispondere ai bisogni della popolazione. La Terra è l’unico luogo dove tornare. Pubblichiamo per intero l’intervista:
 “La terra sostiene la nostra vita sulla Terra, e la Terra non discrimina tra giovani e vecchi, ricchi e poveri, per lei tutti i figli sono uguali.
Noi siamo legati alla Terra dal momento che ognuno riceve una giusta, equa e sostenibile parte di risorse: la biodiversità e i semi, il cibo che i semi ci procurano, la terra su cui possono crescere i cibi, l’acqua che scorre nei nostri fiumi e anche l’aria dell’atmosfera che respiriamo. La più grande sfida che dobbiamo fronteggiare oggi è quello che ho chiamato la rapina dei nostri beni comuni da parte delle multinazionali. I semi come beni comuni sono stati sottratti tramite la privatizzazione e brevettazione, l’acqua è stata privatizzata tramite leggi, la terra è stata privatizzata e rubata nei paesi poveri, in India, in Africa, ma anche nei paesi ricchi a causa dell’aggravarsi della crisi economica. Le vere forze che hanno generato la crisi, tramite una morte finanziaria, ora vogliono appropriarsi del benessere reale della società e del futuro, vogliono appropriarsi dell’acqua e della terra.
Penso che in questo momento di crisi,  di crisi economica, la terra è l’unico luogo in cui possiamo ritornare per ricostruire una nuova economia; e ogni governo alle generazioni future dovrebbe dire: “non abbiamo molto altro da darvi: abbiamo perso la capacità di darvi lavoro, sicurezza sociale e garantirvi un decente tenore di vita. Ma la terra ha ancora questa capacità, noi consegniamo le terre pubbliche agli agricoltori del futuro: provvedete a voi stessi”. Questo è un obbligo, visto il fallimento dei governi, nell’attuale sistema economico, nel prendersi cura dei bisogni della gente; la terra può prendere cura dei nostri bisogni, la comunità può prendersi cura dei nostri bisogni. E se vogliamo avere un’economia viva, e dobbiamo averla, e se vogliamo avere una viva democrazia, la terra deve essere al centro di questo rinnovamento: dalla morte e distruzione alla vita.
Mettere la terra nelle mani delle generazioni future è il primo passo, e se non lo faranno, seguendo la strada giusta, invito i giovani a occupare la terra così come stanno occupando le piazze; voi dovete fare un dono al futuro dell’umanità.”
Ritorno alla Terra

Ritorno alla Terra

La fine dell’ecoimperialismo
titolo: Ritorno alla Terra [link]
isbn: 9788864110295 [link]
autore 1: Vandana Shiva [link]
editore: Fazi Editore [link]

Tutti i libri di Vandana Shiva
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mercoledì 8 febbraio 2012

Sicilia: acqua pubblica in mano alla Nestlè, cittadini costretti a cucinare con le bottiglie

La Regione ha ormai da tempo regalato l’acqua purissima dei Monti Sicani alla multinazionale svizzera Nestlé

La Regione Sicilia ha deciso di privarsi, in cambio di una cifra irrisoria, dell’acqua purissima dei Monti Sicani, bacino acquifero della Quisquina. Le sorgenti sono state concesse alla multinazionale svizzera Nestlé che dal 2007 sottrae l’acqua ai siciliani per riempire le sue bottiglie Vera. La Nestè ne vende 380 milioni, .per un giro d’affari di svariate decine di milioni di euro.
Cosa ancor più incredibile è il fatto che l’acqua che sgorga nei rubinetti delle case della provincia non è pura. Girgenti Acque, azienda che gestisce il servizio idrico della provincia di Agrigento, offre ai cittadini dell’acqua imbevibile costringendoli ad usare le bottiglie persino per cucinare.
Campione (amministratore di Grigenti) vende e fattura della imbevibile e stomachevole acqua dissalata, utilizzando i suoi personali impianti di dissalazione di Porto Empedocle, ad un prezzo tre volte superiore rispetto a quanto costerebbe la pregiata acqua purissima delle sorgenti di Santo Stefano di Quisquina cedute alla Nestlè“, denuncia l’agrigentino Salvatore Petrotto sul suo LinkSicilia.
I cittadini di Agrigento hanno formato dei comitati per protestare contro questa situazione. La Regione dovrebbe inoltre ribadire la priorità dell’uso idro-potabile delle risorse idriche del territorio rispetto all’uso privato, in questo modo la Nestlé retrocederebbe. Questo anche in nome di un volere nazionale espresso da tutto il popolo italiano nell’ultimo referendum sull’acqua pubblica.
Fonte: E-IlMensile
Articolo Tratto da Cado In Piedi

AULIN (Nimesulide): Spagna, Finlandia e Irlanda lo ritirano dal commercio per tossicità




 di Dioni per Informare x Resistere
COME PUÒ ESSERE CHE UN FARMACO venga ritirato dal commercio in diversi paesi e in altri addirittura vietato per i suoi gravi effetti collaterali e in Italia venga prescritto talmente tanto da farne il suo primo mercato mondiale?
Nel 2002, Spagna e Finlandia ritirano il nimesulide dal mercato per sospetta tossicità epatica. Cinque anni più tardi, l’Irlanda si accoda, dopo che sei pazienti sotto Aulin sono stati costretti al trapianto di fegato per grave insufficienza epatica.
In Italia di tutti questi dubbi non c’è traccia, tanto che oggi il nostro Paese consuma il 60% della produzione mondiale di nimesulide. Perché mai l’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) non si è allarmata come le agenzie spagnola, irlandese e finnica?
Nel maggio 2008 un’inchiesta guidata dal magistrato di Torino Raffaele Guariniello ipotizza un sistema illecito che potrebbe avere arrecato danni alla salute dei cittadini: mazzette ad un alto funzionario dell’AIFA (rappresentante anche nell’EMEA) per evitare i controlli sull’Aulin.[3] Arrestati 2 funzionari dell’AIFA, Pasqualino Rossi (EMEA CHMP) ed Emanuela Bove.
Nel maggio 2008 la SIF (Società Italiana di Farmacologia) riporta una nota che cita testualmente “Se essa (nimesulide) resta in commercio oltre che in Italia in ben altri 16 Paesi europei, fra cui Francia, Portogallo, Svizzera, Ungheria, è perché l’Agenzia regolatoria europea ha ritenuto che, nonostante quanto autonomamente stabilito da alcuni Paesi, il suo profilo di beneficio/rischio rimanga ancora favorevole. La SIF, inoltre, ricorda che la decisione presa dall’EMEA “è stata una decisione votata a maggioranza dai Paesi che fanno parte della Comunità Europea e che tutti condividono la partecipazione alle decisioni dell’Emea”.
Da allora, nulla è cambiato. L’Aifa si è solo limitata a girare ai medici italiani una circolare dell’Emea (l’Agenzia europea del farmaco) che, a febbraio scorso, ha imposto ai medici di prescrivere nimesulide solo se gli altri antidolorifici non hanno avuto effetto, mai per febbre o influenza. E comunque per non più di 15 giorni.
In Italia, la Nimesulide è il principio attivo di diversi farmaci: Algimesil, Antalgo, Areuma, Dimesul, Domes, Efridol, Eudolene, Fansulide, Flolid, Isodol, Ledolid, Ledoren, Nerelid, Nide, Nimenol, Nims, Noxalide, Resulin, Solving, Sulidamor, Fansidol, Sulide, Idealid, Delfos, Domes, Noalgos, Algolider, Aulin, Fansidol, Mesulid, Nimesil, Remov, Migraless, Edemax, Mesulid Fast, Nimedex e in molti farmaci generici.
Il Nimesulide non è commercializzato in vari Paesi: Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna, Canada, Germania.
Fonti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Nimesulide
http://disinformazione.it/aulin2.htm
http://www.informasalus.it/it/articoli/aulin-nimesulide-vietano.php



http://dioni.altervista.org/

venerdì 3 febbraio 2012

La Camera ha votato: due milioni di euro al giorno (sì: al giorno) per un altro anno di guerra in Afghanistan. Soldi delle nostre tasse. Quindi io, cittadina italiana che SCEGLIE sono OBBLIGATA dal mio Paese a finanziare la guerra.
E sì, sono arrabbiata.
Cecilia Strada

lunedì 30 gennaio 2012

Che cosa sta per accadere?

di Dioni per Informare x Resistere
In questi ultimi giorni stiamo osservando delle scene sconcertanti negli Stati Uniti. “Perché noi americani continuano ad agire come se niente fosse, e tenere la testa sotto la terra. Abbiamo bisogno di svegliarci. Merda sta davvero sul punto di esplodere e qui stiamo continuando a vivere come se tutto va bene. Non capisco ed è spaventoso.” Questo è il commento di un cittadino americano riguardo a quello che sta accadendo:
- La FEMA, di cui abbiamo parlato nel precedente articolo che è l’Agenzia Nazionale per la Gestione delle Emergenze, ha ordinato più di un miliardo di dollari di cibo disidradatato. All’inizio di questo mese, la FEMA ha fatto una richiesta di una fornitura di 3 pasti al giorno per 10 giorni, per 14 milioni di persone. Un totale di 420 milioni di pasti. In genere, la FEMA mantiene una riserva di circa 6 milioni di pasti. Perché all’improvviso ha bisogno di aumentare la riserva a 420 milioni? (FonteChe cosa sta per succedere?




Il 19 e 20 gennaio 2012 su Youtube sono stati caricati i seguenti video registrati al confine tra la California ed il Messico che mostrano un imponente trasferimento di carri armati e mezzi blindatiPerchè tutta questa mobilitazione?
Il Ministero della difesa russo ha preparato un rapporto nel quale dichiara che la NATO si è rifiutata di rispondere in merito alle domande riguardo al massiccio spostamento di truppe e mezzi da guerra nella regione della California coinvolgendo più di 78.000 soldati da vari paesi. In base al Trattato sulle Forze Armate Convenzionali in Europa stipulato nel 2007, la Russia può richiedere informazioni sul trasferimento di truppe dall’Europa, in particolare la Gran Bretagna, verso gli Stati Uniti. Secondo il rapporto russo le motivazioni di questa enorme mobilitazione generale va ricercata tra questi possibili scenari: 1) Un’invasione pianificata delle nazioni del Messico e del Sud America da parte di US-UE; 2) Preparativi per sedare disordini su larga scala che potrebbero sorgere negli Stati Uniti; 3) Preparativi per assistere la popolazione civile a seguito di una catastrofe causata dalla guerra o da calamità naturali. (Fonte)
- Recentemente sono state filmate 500.000 bare di plastica in una struttura militare americana. A che cosa servono tutte quelle bare?
Facciamo ora le seguenti considerazioni:
-Il Brazile ed il Venezuela sono ricchi produttori di petrolio che si stanno sempre più opponendo alla dominazione americo-europea e avvicinandosi invece alla Cina e all’Iran contro l’Occidente. E’ importante notare che questo scenario di guerra è tanto forte che i brasialiani si stanno preparando per respingere un’invasione americana. (Fonte) Infatti un recente articolo apparso sul The European Union Times è intitolato : Gli Stati Uniti mettono in guardia gli stati Latino Americani sui legami con l’Iran in cui viene affermato che gli Stati Uniti hanno messo in guardia gli stati latino-americani contro una ulteriore espansione dei legami diplomatici e commerciali con la Repubblica islamica dell’Iran. Il portavoce del Dipartimento di Stato americano Victoria Nuland ha detto il 6 gennaio: “Stiamo mettendo assolutamente in chiaro ai paesi in tutto il mondo che ora non è il momento di approfondire i legami, né di sicurezza né economici con l’Iran“.
Inoltre: L’ 8 gennaio, il governo degli Stati Uniti ha espulso dal suolo americano il Console Generale venezuelano Acosta Noguera con l’accusa di aver pianificato un attacco informatico contro il governo degli Stati Uniti nel 2008. Come risposta il presidente del Venezuela Hugo Chavez ha ordinato la chiusura del consolato del paese nella città statunitense di Miami, affermando che “è ingiusto, abusivo ed immorale”. (Fonte)
- E’ stato lanciato l’allarme per un mega terremoto previsto sulla costa pacifica nel confine tra USA e Mexico, che secondo gli esperti russi dell’Institute of Physics of the Earth (IPE) sarà un terremoto devastante di magnitudo 7.5-8.3 della scala Richter. (Fonte) Infatti il terremoto avvenuto nella regione del Chapas, in Messico, il 21 gennaio di magnitudo 6.2 della scala Richter, sarebbe un precursore di uno molto più grande che potrebbe colpire la costa pacifica USA-Mexico nei prossimi giorni. Infatti un riscaldamento insolito della ionosfera è ritenuto essere un indicatore di previsione dei terremoti, dato che lo stesso è avvenuto qualche giorno prima del grande terremoto e tsunami dell’11 marzo 2011 in Giappone. Gli USA studiano da anni la ionosfera attraverso il programma di studio denominato HAARP (High-Frequency Active Auroral Research Program), quindi chissà che magari non siano proprio loro i responsabili tanto che negli anni Ottanta Bernard J. Eastlund, fisico texano del MIT di Boston, ispirandosi alle scoperte di Nikola Tesla, registrò negli Stati Uniti il brevetto n° 4.686.605 denominato “Metodo ed attrezzatura per modificare una regione dell’atmosfera, magnetosfera e ionosfera terrestre“.
Realizzare cosa sta accadendo è l’unico modo per non esserne complici.
http://dioni.altervista.org/

Tratto da: Che cosa sta per accadere? | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/01/30/che-cosa-sta-per-accadere-2/#ixzz1kw1MLSgu
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!

domenica 29 gennaio 2012

Il lungo cammino verso la libertà...

pubblicata da Decrescere Insieme il giorno venerdì 27 gennaio 2012 alle ore 6.28
Le proteste di questi giorni* hanno messo alla luce, certamente senza volerlo, un dato troppo rilevante per non essere preso seriamente in considerazione: la smodata dipendenza del popolo italiano (e in generale del mondo occidentale) dal dio Petrolio.
Questa, per alcuni, non è certo una novità. Per chi ha adottato o sta adottando nella sua vita una filosofia di decrescita certe cose dovrebbero essere già note.
Ma la maggioranza degli italiani, purtroppo, è lontana da certe scelte di vita. E quindi, nel momento in cui si rimane senza benzina, vuoi perchè i prezzi sono esagerati vuoi perchè i distributori scioperano o vengono bloccati da proteste, ci si sente persi, si va nel panico, si genera quella che alcuni media, in questi giorni, stanno definendo come una vera e propria psicosi collettiva.
A ciò ovviamente va aggiunta la dipendenza dai supermercati e dalla grande distribuzione in generale, che è strettamente correlata al petrolio.

Il risultato di ciò è che diventa più facile e probabile che il cittadino medio si interroghi su questa dipendenza. E non può che essere un bene.

Porsi una domanda è senza dubbio il primo passo per cominciare a cercare una risposta.

Di certo questa risposta non ce la darà il governo, che continua a vedere la crescita del PIL come panacea per tutti i mali. Ma la storia e l'ambiente ci dicono che non è così.
Una crescita del PIL non è per nulla correlata a una crescita del benessere della popolazione nè tantomeno a un miglioramento delle condizioni ambientali. Anzi, sembra essere esattamente il contrario, a ben guardare i dati.
Per ora mi limito ad evidenziarne due:

- il PIL tiene conto solo di ciò che riguarda il denaro, e quindi qualsiasi cosa non comporti uno scambio di denaro ma che comunque generi in noi benessere, dall'amore alle autoproduzioni, dagli hobbies al divertimento, dagli scambi di beni agli scambi di affetti, dalla musica alla natura, dalla lettura di libri al dedicarsi all'arte (e a una lunga serie di cose infinite che esulano a priori dal concetto di compravendita ma che rappresentano invece un piacere spesso irrinunciabile nella nostra vita quotidiana), secondo la maggioranza delle Nazioni non viene considerata indicativa del benessere di una popolazione. Lasciatemi dire che tutto questo è semplicemente assurdo;

- l'attuale sistema economico, saldamente fondato su concetti quali il profitto (non me lo sto inventando io, è evidente a tutti ed è addirittura presente nel Trattato di Lisbona, che si può definire la Costituzione europea) e la competizione, mette di conseguenza in secondo piano, ai fini della produzione, tra le altre cose, il rispetto per l'ambiente. E la natura, anno dopo anno, ci presenta il conto da pagare (alluvioni, uragani, riscaldamento climatico, ma anche tumori, leucemie ecc...)

E allora come cambiare in meglio le nostre vite? Come sopperire alla crisi sociale e ambientale, prima che politica ed economica?

Io non ho certo la pretesa di fornire la ricetta per uscire dalla crisi, ma alcuni passaggi salienti che sicuramente possono aiutarci sono senza dubbio i seguenti:

- diminuire la nostra dipendenza dal petrolio (ovvero dai derivati, benzina e plastica in primis, e quindi l'uso dell'auto, di prodotti chimici, di farmaci industriali, di imballaggi, contenitori e prodotti confezionati con la plastica ecc.. );
- favorire le economie locali, le autoproduzioni, le botteghe, le filiere corte, la spesa a km 0 e di conseguenza boicottare la grande distribuzione;
- spegnere la televisione (è il principale mezzo di disinformazione oggi esistente, con le sue falsificazioni e omissioni, e con la sua straordinaria capacità di penetrare il nostro inconscio e farcirlo di bisogni indotti e superflui, oltre a toglierci tempo prezioso per dedicarci al benessere primario di cui sopra);
- riappropriarci degli spazi pubblici in maniera costruttiva (si potrebbero fare tantissimi esempi, mi limito ad evidenziarne uno su tutti: la piazza, ovviamente intesa come luogo di incontro e di dialogo, di confronto e di unione). Negli ultimi decenni si è assistito man mano a una riduzione degli spazi pubblici, tramite scelte urbanistiche più o meno scellerate e indicative della paura che le istituzioni hanno nei confronti della socialità. Non sono il primo a dirlo, sono stati fatti molti studi su questo;
- diminuire o meglio ancora eliminare il consumo di carne (ci sono vantaggi economici e salutari, oltre che ambientali e, per chi volesse, etici);
- diminuire la nostra dipendenza dalle tecnologie e dalle mode (ci sono più o meno gli stessi vantaggi che ho elencato per la carne);
- diminuire la nostra dipendenza dalle banche, cercando di possedere il più possibile denaro in forma contante;
- optare là dove possibile per l'autocostruzione e/o per la bioedilizia;
- considerare seriamente le possibilità energetiche alternative (solare, eolico, geotermico, biomasse a km 0);
- fare il possibile per ridurre la nostra dipendenza dal lavoro, ovvero impostare la propria vita per un lavoro che sia per noi stessi, senza gerarchie alle quali sottostare, senza vincoli e imposizioni di orari e/o modalità e/o produttività, ai fini dell'autosufficienza personale, familiare e/o comunitaria, oppure applicando se possibile il criterio del downshifting per ridurre le ore lavorative e avere più tempo per il benessere di cui sopra, oppure privilegiando lavori etici e non deleteri per noi e per l'ambiente in cui viviamo;
- compiere, last but not least, una scelta di vita rurale, lontana dalle zone urbanizzate, in modo da facilitare e stimolare l'applicazione di tutti i punti precedentemente elencati.

Rimanendo coi piedi per terra, mi accorgo che ovviamente non tutti hanno effettivamente la possibilità di applicare tutti i punti suddetti, ma qualcuno sicuramente può farlo, mentre qualcun altro ne può applicare solo alcuni, ma potrà comunque tendere agli altri punti o sicuramente cominciare a pensare di farlo.
Perchè da qualche parte bisogna pur cominciare, altrimenti è perfettamente inutile continuare a lamentarsi con entità lontane, mentalmente e fisicamente, da noi, come spesso hanno dimostrato essere le istituzioni in Italia.
Se c'è qualcuno dal quale sperare di ottenere qualcosa lamentandosi, quel qualcuno siamo noi stessi, ed è quindi in noi stessi che dobbiamo cercare le risposte, nelle nostre scelte, nelle nostre abitudini, nel nostro modo di vivere e pensare.

Concludo dicendo che l'applicazione di molti dei punti elencati, per molti di voi, potrà sembrare inizialmente una sofferenza, ma d'altronde se state leggendo questa nota vuol dire che qualcosa di sofferente in voi già esiste allo stato attuale, e se finora non avete visto miglioramenti tanto vale cambiar strada. O no?

Vi chiedo di condividere questa nota il più possibile. Grazie.


*Ci tengo a precisare che io non condivido assolutamente le modalità della protesta che in questi giorni sta paralizzando la nostra penisola, per una serie di motivi che non starò qui ad elencare.
Ma, alla luce delle conseguenze che essa sta comportando, mi premeva dire la mia a riguardo.

Un Video-Messaggio aperto per la Polizia di Stato & Forze Militari

ALASSIO 2011: La Lega Nord di Alassio alla manifestazione di Mil...

ALASSIO 2011: La Lega Nord di Alassio alla manifestazione di Mil...: Da " truciolisavonesi.it " del 29 Gennaio 2012 Foto di Silvio Fasano

Hank Buk

Tutti abbiamo udito la donnetta che dice:"oh, è terribile quel che fanno questi giovani a se stessi, secondo me la droga e l'alcool sono una cosa tremenda."Poi tu la guardi, la donna che parla in questo modo ed è senza occhi, senza denti, senza cervello, senz'anima, senza culo, né bocca, né calore umano, né spirito, niente, solo un bastone, e ti chiedi come avran fatto a ridurla in quello stato i tè con i pasticcini e la chiesa? (Charles Bukowski

Joe Strummer & The Mescaleros - Redemption Song


sabato 28 gennaio 2012

contatti arrestati no tav in carcere

category italia | repressione | notizie author Saturday 28 January, 2012 19:56author by solidarietà
per inviare lettere cartoline telegrammi pacchi denaro etc
TORINO - Carcere Lorusso Cotugno - via Pianezza 300 - 10151 Torino Gabriela Avossa Matteo Grieco Giorgio Rossetto Giuseppe Conversano Jacopo Bindi Luca Cientanni Tobia Imperato Federico Guido Alessio Del Sordo Mario Nucera Fabrizio Maniero (irreperibile) -------------------------------------------------------------------------------- MILANO - Carcere San Vittore - Piazza Filangeri 2 - 20123 Milano Maurizio Ferrari Niccolò Garufi Kalisa Lorenzo Minani Marcelo Jara (irreperibile) Filippo Marco Baldini (irreperibile) -------------------------------------------------------------------------------- TRENTO - Casa Circondariale - Via Beccaria, 134 - Loc. Spini di Gardolo - 38014 Gardolo - TN Juan Antonio Sorroche Fernandez -------------------------------------------------------------------------------- PISTOIA - Casa Circondariale - Via dei Macelli 13 - 51100 Pistoia Antonio Ginetti -------------------------------------------------------------------------------- ASTI - Casa Circondariale Località Quarto Inferiore 266 - 14030 Asti Samuele Gullino -------------------------------------------------------------------------------- ROMA - Carcere di Regina Coeli - via Della Lunganara 29 - 00165 Roma Damiano Calabrò -------------------------------------------------------------------------------- PADOVA - Casa Circondariale - via Due Palazzi 25a - 35100 Padova Zeno Rocca -------------------------------------------------------------------------------- GENOVA - Carcere di Marassi - Piazzale Marassi 2 - 16139 Genova Gabriele Filippi -------------------------------------------------------------------------------- PALERMO - Non sappiamo in che carcere sia recluso Nicola Arboscelli

los carabineros de chile, los carabineros de italia:una faccia una razza

Kortatu - Mierda De Ciudad


Giustizia: senegalese condannato a 10 anni per dvd pirata, mobilitazione per la grazia

Giustizia: senegalese condannato a 10 anni per dvd pirata, mobilitazione per la grazia
www.foggiatoday.it, 27 gennaio 2012
Quella di Niang Serigne, cittadino senegalese condannato a 10 anni, 3 mesi e 10 giorni di carcere per aver venduto cd e materiale protetto dal diritto d’autore, è una storia singolare, bizzarra, difficile da raccontare.
Una vicenda complicata perché la sua condanna rientra in un discorso più ampio che il dott. Domenico La Marca, vicepresidente della Cooperativa Arcobaleno, ha ben sintetizzato: “essere detenuto straniero in carcere vuol dire essere escluso fra gli esclusi, sconfitto due volte, sconfitto come uomo e sconfitto come migrante. E poi, c’è chi ha rubato milioni di euro ai risparmiatori ed è fuori per incompatibilità con il carcere e chi invece ne prende 10 per un reato ben minore”.
Agli inizi degli anni Novanta Niang Serigne lascia la sua patria per raggiungere il sogno chiamato Italia, con l’obiettivo di lavorare e di poter spedire parte dei suoi guadagni in Senegal, dove la sua famiglia, composta oggi da 3 mogli e 7 figli, ripone le speranze di sopravvivere alla fame, nel coraggio di quel 30enne che nel 1993 approda in Italia con un visto turistico, regolarizza la sua posizione e trascorre alcuni anni della sua vita tra Manfredonia e il Nord Italia.
Accolto dai suoi connazionali - che nel 1988 erano ben 350 e che oggi sono rappresentati da Seck Madieumb, rappresentante della comunità Sunugal - Niang raggiunge i suoi due fratelli al Nord dove per 10 anni lavora come operaio. Ogni estate però fa ritorno nel centro sipontino e si arrangia vendendo cd e dvd pirata. Qui, spesso verrà fermato per dei controlli.
Nel frattempo, a metà della prima decade del 2000, il senegalese fa definitivamente ritorno a Manfredonia, ignaro di quello che di lì a poco per lui sarebbe diventato un incubo, il capitolo più triste della sua vita. Nel febbraio 2009 viene infatti arrestato e verso la fine del 2011 condannato con sentenza definitiva a 10 anni per cumuli di pena sempre per lo stesso reato. Passata ingiudicato, scadrà nel 2018.
Lo scorso 15 dicembre la notizia è stata trattata anche dal Tg 3 Puglia e dal 28 dicembre la Cooperativa Arcobaleno ha avviato una raccolta firme da sottoporre ai massimi vertici dello Stato per chiedere una riduzione di pena e la grazia al Presidente della Repubblica. Da pochi giorni, su iniziativa del Centro Interculturale Baobab di Foggia, è possibile firmare una petizione on line.
Raggiunto al telefono, Seck Madieumb si dice sconcertato per quanto accaduto al suo connazionale. Ma assicura che “Sunugal” non lo lascerà solo. “In attesa di organizzare un incontro con l’ambasciatore del Senegal e con gli amici della Cooperativa Arcobaleno, per adesso non ci resta che pregare e sperare che Serigne venga liberato e non sconti una condanna così forte soltanto per aver venduto cd pirata”. L’avvocato Vincenzo Maizzi proverà ad ottenere una forte riduzione della pena puntando, insieme ad altri due colleghi, sull’“incidente d’esecuzione”.
C’è un piccolo particolare dal quale si evince chiaramente lo stupore del senegalese alla notizia dell’arresto. I verbali oggetto dei controlli ai quali era stato sottoposto durante la vendita di materiale protetto dal diritto d’autore, furono spediti all’indirizzo di residenza. Niang, avendo fatto ritorno a Manfredonia, ha pagato a caro prezzo il fatto di non averli mai consultati e di non essersi reso conto del pericolo che stava correndo.
Poi, al danno della dura condanna, qualche mese fa, causa sovraffollamento della struttura penitenziaria foggiana, si è aggiunta la beffa del trasferimento nel carcere di Lecce. Decisione, questa, che ha gettato nello sconforto anche coloro che fino a quel momento erano riusciti a rendere le giornate del detenuto meno tristi.
Vale a dire i volontari della cooperativa Arcobaleno, che oltre a gestire il centro interculturale Baobab di via Candelaro, all’interno del carcere foggiano sono responsabili dello sportello immigrati. L’impegno profuso in questi anni dai volontari ha permesso a Niang di lavorare e di continuare a spedire denaro ai familiari. Con il trasferimento nel penitenziario di Lecce le cose si sono complicate.
Ma gli angeli di Niang Serigne non hanno intenzione di arrendersi a una decisione beffarda, quasi inaccettabile. Una condanna che se paragonata ad altre vicende giudiziarie, fa davvero rabbrividire. Foggia si muove per Niang, per cercare di restituirgli il piacere della libertà, il respiro di una vita che, anche se dura e sofferente, non potrà mai essere paragonata a quella di un detenuto.
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La retata anti-No Tav è una dichiarazione di guerra

da doppiocieco di franco cilli

“La ‘ndrangheta in Piemonte è l’anima nera di questa colossale quanto inutile e devastante ‘Grande opera’ che è la Tav. (…) Il cappio intorno alle libertà personali e collettive si stringe sempre di più, e la retata di questa mattina lo dimostra in modo esemplare”.
La retata anti-NO TAV di questa mattina porta con sé un chiaro messaggio repressivo: lo Stato individua nei comitati NO TAV il nemico da abbattere e reprimere. Ciò fa il paio con la militarizzazione pervasiva di un territorio – la Val di Susa – strenuamente difeso, con ogni mezzo necessario, da chi ci abita. Una vera e propria occupazione militare, efficacemente condotta da forze dell’ordine in costante assetto antisommossa, che va avanti e andrà avanti a tempo indeterminato. Messaggio chiarissimo: lo Stato tutela tutti coloro che intorno al malaffare della Tav si arricchiscono e traggono vantaggi politici, senza contare le forti infiltrazioni della criminalità organizzata: mafia, ‘ndrangheta e camorra.Ricordiamolo cos’è l’Alta Velocità:
“Ad Afragola e nella zona di Napoli e del casertano, gli investimenti hanno arricchito le imprese legate alla camorra che hanno ricevuto subappalti prima dalla FIAT celata sotto il nome di Cogefar Impresit e poi da Impregilo, il mostro edilizio a tre teste controllato da Ligresti, Gavio e Benetton. In Campania, i subappaltori hanno aperto cave abusive poi riempite di rifiuti, hanno devastato un territorio già provato per non lasciarvi niente, costruendo anche il consenso (e voti) attraverso le assunzioni di lavoratori nei cantieri. Nella zona di Roma dove sono passati i cantieri, Tor Sapienza in particolare, i binari sono passati in mezzo alle case, rovinando la vita di parecchie persone, come il signor De Giusti che ha lavorato una vita e si è ritrovato con la casa che trema ad ogni passaggio di treno e due infarti. Per alcuni costruttori e politici è un male necessario in nome del progresso. In Toscana, il Mugello è stato devastato. Sorgenti d`acqua prosciugate, montagne fatte a brandelli. E poi morti, morti sul lavoro [v.: Claudio Metallo sul sito "Terrelibere"]“.
La ‘ndrangheta in Piemonte è l’anima nera di questa colossale quanto inutile e devastante “Grande opera”. Il giudice Ferdinando Imposimato è stato il primo, nel 2004 a delineare l’alleanza di ferro tra ceto politico e grandi imprese, in un sistema dominato da oligarchie finanziarie di ogni estrazione e provenienza:
“Lo scandalo del TAV è l’emblema della degenerazione globale del sistema politico; esso ha coinvolto maggioranza ed opposizione in egual misura. Dopo Tangentopoli non è scaturita una Repubblica rinnovata, ma una riedizione peggiore del vecchio sistema di potere. Si è organicamente strutturata l’alleanza tra ceto politico e forze dominanti del potere economico delle grandi imprese sia private che pubbliche, alle quali è demandato il controllo della totalità degli appalti delle grandi opere pubbliche. Ancora oggi entrambe sono sempre più dipendenti dallo Stato. Più che nel passato esse manovrano l’informazione e la formazione del consenso con metodi spregiudicati e contrari alla verità: coprono i mosfatti e le violazioni delle regole del mercato e esaltano i personaggi politici che agiscono all’insegna di una becera antipartitocrazia e del più demagogico populismo, anticamera di scelte illiberali. Le oligarchie finanziarie e tecnocratiche, sopravvissute all’ondata di tangentopoli, sono riuscite a ridimensionare la presenza dei partiti, divenendo esse arbitre esclusive del sistema di spartizione delle commesse pubbliche, per decine di migliaia di miliardi, con una sistematica violazione delle norme interne e internazionali sulle gare di appalto. Altri gruppi finanziari antagonisti hanno optato per accordi diretti con Cosa Nostra, nuovo soggetto politico-finanziario, accettato e riconosciuto dallo Stato, tanto da monopolizzare quasi tutte le commesse per le grandi infrastrutture. Cosicché nelle grandi opere pubbliche, come l’Alta Velocità e le autostrade, coesistono, in perfetta armonia, i protagonisti di sempre: i boiardi di stato, i grandi mediatori-corruttori, le imprese cooperative, Cosa Nostra, la Camorra, alcuni magistrati collaudatori e i grandi gruppi finanziari [v. libro: Corruzione ad alta velocità - Viaggio nel Governo Invisibile]“.
Parole da scolpire nel tempo in modo indelebile, da cogliere nella loro enorme gravità. Troppo fitti gli intrecci, troppo grandi gli interessi, per consentire che legittime forme di protesta li intacchino. La retata di oggi è un giro di vite davvero inedito, un attacco frontale che ha precedenti soltanto nella disastrosa e corrottissima gestione giudiziaria del dopo-G8. Alle polizie di tutta Italia, è demandato il compito di difendere a oltranza un sistema così strutturato con cariche violente, arresti, retate, pestaggi. Il tutto condito da quella perfetta triade di capi d’accusa; quella che spunta sempre, in ogni occasione, nei contesti di piazza, negli stadi, nelle strade, persino dentro le nostre case: violenze, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Che vuol dire tutto e niente. Può voler dire che manifestare anche in modo acceso implichi resistere a un pubblico ufficiale. Può voler dire che rispondere a un lacrimogeno sparato ad altezza uomo significhi commettere atti di violenza contro l’ordine costituito. Può significare tutto e niente. Stefano Gugliotta era stato catturato per strada con queste accuse. Federico Aldrovandi è stato ucciso perché avrebbe posto in essere atti di resistenza e violenza. E come loro tutti gli altri che ben conosciamo.
Lesioni, violenza e resistenza a P.U.: le parole dei pubblici ufficiali contro quelle di individui liberi.
Il cappio intorno alle libertà personali e collettive si stringe sempre di più, e la retata di questa mattina lo dimostra in modo esemplare. Bisogna stare molto attenti, perché le notizie di questa mattina rappresentano il superamento di un limite che sembrava inviolato ormai da tempo; queste notizie ci parlano di uno Stato che macina tutto e tutti, delegittima ogni forma di dissenso, con lo scopo di salvaguardare forme evidenti di malaffare, devianza istituzionale, ibridazioni varie tra Stato, criminalità e affarismo da squali.
Allo stato attuale, sei mesi di indagini hanno portato a 26 arresti in tutta Italia, da nord a sud: a queste ragazze, a questi ragazzi, a questi militanti senza pace, va tutta la nostra solidarietà. Completa e incondizionata.
* Autore del libro “Malapolizia”
 

venerdì 27 gennaio 2012


via dante

sarebbe stato meglio chiuderla del tutto ai mezzi a motore, ma almeno è un inizio! cazzo vi serve un SUV in pieno centro?

I VARI MODI DI PISCIARE

- DI ARTHUR SILBERPower of Narrative -
Ecco come William Blum descrive la distruzione dell’Iraq ad opera degli Stati Uniti (citato da Chris Floyd in un post recente)
“La maggior parte della gente non capisce l’importanza di quello che abbiamo fatto qui”, ha detto il Sergente Maggiore Ron Kelley mentre assieme a altri militari si preparava a lasciare l’Iraq a metà dicembre: “Abbiamo fatto qualcosa di grande per questa nazione. Abbiamo liberato un popolo, abbiamo restituito loro il paese.”“È piuttosto eccitante”, è il commento di un altro giovane soldato americano: “Finiremo nei libri di storia, a quanto pare.” (Washington Post, 18 dicembre 2011)Ah, i libri di storia, sì, una bella collana di volumi rilegati in cuoio dal titolo “Le più grandi catastrofi inflitte da un Paese all’altro”. Nell’ultimo volume sarà possibile trovare tutta la documentazione con tanto di foto di come la moderna, raffinata, avanzata nazione irachena fu ridotto a uno stato semi-fallito; di come gli americani, per un motivo o l’altro (tutti pretestuosi) a partire dal 1991 bombardarono il Paese per dodici anni; invasero, occuparono, rovesciarono il governo, torturarono senza farsi scrupoli, uccisero di proposito… di come gli abitanti di quella terra martoriata persero tutto – le loro case, le scuole, l’elettricità, l’acqua potabile, i loro quartieri, le moschee, persero l’ambiente, il lavoro, le ricchezze archeologiche, persero la carriera, le competenze, le aziende pubbliche, la sanità fisica e quella mentale, la sanità pubblica, lo stato sociale, i diritti delle donne, la tolleranza religiosa, la sicurezza, la tranquillità, i figli, i genitori, il passato, il presente, il futuro, la vita… Più di metà della popolazione morta, ferita, traumatizzata, in prigione, evacuata o in esilio… L’aria, il suolo, l’acqua, il sangue e i geni contaminati dall’uranio impoverito…le più incredibili deformazioni alla nascita… ordigni inesplosi disseminati ovunque in attesa di essere raccolti da bambini … un fiume di sangue che scorre a fianco del Tigri e dell’Eufrate … attraverso un Paese fatto a pezzi per sempre …
I fatti descritti da Blum non sono altro che questo, appunto: fatti. Non questioni da discutere. Ci sono una quantità di articoli e di fonti che lo dimostrano. Nonostante questo Barack Obama – osserva Blum – vuole fare passare ancora una volta la distruzione di un intero paese come “uno straordinario risultato, che ha richiesto nove anni per essere realizzato”.
Questo completo stravolgimento della verità è il frutto di secoli di bugie ininterrotte. Il giorno mutato in notte, la vita in morte – e tutto ciò è, anzi deve essere il bene”. Queste sono le perverse distorsioni della mitopoiesi americana, come la descrivevo già nel luglio 2010 in “The Blood-Drenched Darkness of American Exceptionalism“:
L’invasione e l’occupazione americana non è stata altro che una serie ininterrotta di crimini di guerra. Ciò è fuori discussione. Siccome è fuori discussione, non se ne parla. E non solo non se ne parla, che già di per sé è un crimine. Il mito dell’eccezionalità americana ci racconta che gli Stati Uniti sono unici e unicamente buoni. Non basta ignorare le conseguenze negative delle nostre azioni: dobbiamo trasformarle tutte nel bene assoluto. Il processo è stato seguito alla lettera in ciascuno degli interventi bellici intrapresi dagli Stati Uniti (a partire dalle Filippine, passando per la prima Guerra Mondiale, la Seconda e i molti interventi successivi, fino all’Iraq e l’Afghanistan oggi) e lo stesso identico processo ha funzionato per anni con la guerra in Iraq. [...]
Tale è il potere della mistificazione su larga scala: una tragedia sanguinosa di proporzioni storiche diventa “un risultato straordinario” e una guerra criminale di aggressione è tramutata dalle alchimie della mitopoiesi culturale in un “successo”. E’ questo il morbo insediato nel cuore marcio del mito: qualsiasi cosa facciano gli Stati Uniti, porterà al bene e al bene soltanto.
E tutto ciò – tutto – è una miserabile e imperdonabile menzogna.
Con il gennaio 2012 iniziamo un altro anno pieno di dolore, terrore, sangue e morte. Il mostro che ci porterà questi terribili regali sarà ancora una volta il governo degli Stati Uniti. La catena di sofferenze si estende attraverso Pakistan, Afghanistan, Somalia, Yemen e Libia. L’Iran potrebbe diventare un altro beneficiario della magnifica generosità degli Stati Uniti. Ma l’ambizione della nostra classe dirigente va ben oltre questa lista. Come ho sottolineato in “The Face of the Killer Who Is Your President,” citando Nick Turse:
La presenza globale – in circa il 60% delle nazioni del mondo, molto più di quanto non venisse in passato riconosciuto – fornisce nuove inequivocabili prove delle attività clandestine di un gruppo di potere, che sta emergendo all’interno del Pentagono e finanzia una guerra segreta da un capo all’altro del pianeta.[...]In 120 paesi del mondo le truppe dello Special Operations Command portano avanti la loro guerra segreta fatta di assassinii prestigiosi, omicidi di bassa lega, operazioni di cattura e rapimento, raid notturni nelle abitazioni, operazioni coordinate assieme a forze straniere, e missioni “di prova” con partner locali. Il tutto fa parte di un conflitto dai tratti oscuri e sconosciuto alla grande maggioranza degli americani.
Un altro elemento va aggiunto alla lista degli orrori:
Obama e la sua amministrazione rivendicano il “diritto” di uccidere chiunque al mondo dovunque si trovi, per qualunque ragione ritengano opportuna, o anche senza nessuna ragione. Non si pongono un limite massimo quanto al numero: possono assassinare tante persone quante ne desiderano. E sostengono che niente al mondo può impedir loro di esercitare questo “diritto”. Sono le regole del gioco. È chiaro? Stabilito questo, c’è poco da discutere. Possono ucciderti, e possono uccidere chiunque altro. In nome di tutto quello che avete di sacro, cosa volete che rimanga da discutere dopo che un “diritto” del genere è stato sancito?
Ci rifiutiamo di riconoscere la natura e l’estensione dell’orrore che ci circonda. È comprensibile, in un certo modo. La lotta per la sopravvivenza necessita a volte un certo grado di selettività. (Stavo per scrivere “negazione” al posto di “selettività”. Ma la negazione non è mai giustificabile; soprattutto in questioni di vita e di morte). E tuttavia se vogliamo resistere al male, dobbiamo essere in grado di guardare in faccia il nemico che con distacco quasi cinico.
Forse questo passaggio aiuterà
a chiarire la questione:
Le autorità vi hanno detto – più volte, estesamente, sempre enfatizzando la propria assoluta convinzione al proposito – che la vita degli americani non vale un cazzo. La vostra vita, la vita di tutti coloro che amate e conoscete, dei vostri vicini di casa e concittadini, di tutti gli americani non vale assolutamente nulla.[...]Non c’è potere più alto che quello di vita e di morte. È il potere assoluto. È il potere rivendicato da tutti i mostri assassini della storia. Lo sapete. Vi rifiutate di capire che cosa ciò significhi.
Come vuole dimostrare il monologo sopra citato, il governo degli Stati Uniti non riconosce alcuna differenza tra le vite degli americani e quelle di qualunque altro popolo della terra: tutti gli esseri umani ovunque siano devono essere brutalizzati, terrorizzati e assassinati come pare al governo degli Stati Uniti.
Il comportamento del governo negli ultimi cento anni – e ancora oggi – ne è la conferma. L’orrore ci accoglie al mattino appena svegli e le grida delle vittime ci fanno da ninna nanna la sera. L’orrore è l’aria che respiriamo, l’atmosfera culturale che ci circonda. È il toc toc alla porta.
Nel gergo del momento, o meglio in una versione semplificata del gergo, potremmo dire con esattezza e precisione:
La classe dirigente degli Stati Uniti piscia sul mondo intero proprio come piscia in testa a qualunque essere umano non goda di privilegi e potere.
Ecco le fondamenta del nostro vivere odierno. Ecco la verità che quasi nessuno vorrà mai dire.
Siccome rifiutiamo di riconoscere la realtà dell’orrore, trasferiamo nevroticamente il nostro sdegno su questioni che, al confronto, appaiono triviali. Certo è disgustoso che dei Marines abbiano pisciato sui cadaveri di Talebani morti. Ma è più disgustoso il fatto che i Talebani siano morti, in una guerra criminale di aggressione finanziata per favorire l’egemonia globale degli Stati Uniti. Provate a mettere in ordine i seguenti elementi in base al disgusto che meritano secondo voi:
* La distruzione sistematica di una serie di nazioni e dei loro popoli nell’arco di diversi decenni.
* L’assassinio di oltre un milione di persone innocenti in una guerra criminale.
* Gli assassinii ancora in atto di persone che non minacciano (né potrebbero minacciare) la pace degli Stati Uniti, in Afghanistan, Pakistan, Yemen, Somalia, eccetera eccetera eccetera, in 120 paesi del mondo.
* La pretesa del governo americano di avere il “diritto” di uccidere chiunque al mondo per qualunque motivo gli sembri opportuno, un “diritto”, vi ricordo, che il governo ha messo in pratica.
* Pisciare su tre cadaveri.

Non si parla dei primi quattro punti, ma i custodi della cultura occidentale esprimono tutto il loro disgusto per il quinto. Una simile omissione non può essere innocente. Lo scopo è permettere a coloro che si dichiarano disgustati, di convincere se stessi (e noi) di essere “retti”, “buoni” e “decenti”. Non lo sono. Se lo fossero, parlerebbero degli altri quattro punti, e ne parlerebbero in ogni momento. Invece non ne parlano se non per giustificarli.
La vera oscenità è la seguente dichiarazione rilasciata da un“responsabile della comunicazione” del corpo dei Marines: “Le azioni descritte non sono in linea con i nostri valori fondanti né indicative del carattere del Corpo dei Marines”. Sotto la pressione dell’interminabile bugia dell’eccezionalità americana, la gioia diventa sofferenza, la vita diventa morte, ed è necessario che tale perversione sia vista come qualcosa di buono. Il responsabile della comunicazione si esibisce in un’ulteriore contorsione: “le azioni descritte” sono la perfetta applicazione dei loro “valori fondanti”. Il corpo dei Marines è uno strumento-chiave utilizzato dal governo nelle sue guerre di aggressione criminale ai danni di esseri umani innocenti. Non possono compiere niente che non sia oscenità. La loro presenza in Afghanistan è già di per sé un’oscenità. Che abbiano pisciato sui cadaveri è un dettaglio che va inserito nel contesto politico della presenza americana in quel paese.
Un’altra verità, particolarmente spiacevole, andrebbe evidenziata. Sebbene diversi commentatori abbiano espresso disgusto per questo episodio, quello che realmente li preoccupa non è che sia capitato, ma che sia diventato noto. Sono preoccupati delle conseguenze che potrebbe avere. Ieri ho sentito in una radio locale di Los Angeles un ospite (questo idiota del cazzo) che ha espresso con insolita chiarezza il seguente punto di vista. Ho preso appunti mentre parlava e posso citare con una certa precisione. “Sono infastidito dalle conseguenze di questo episodio per il Paese e per il corpo dei Marines. Non me ne importa nulla che abbiano urinato su dei cadaveri di Talebani. Non ho compassione per quei tizi morti, forse questo fa di me una persona terribile, forse è così [certo che è così] … ma la cosa veramente spiacevole è che questa storia sia venuta a galla.
Lo stesso ospite ha letto la lettera del padre di un soldato attualmente in forze all’esercito. Questo signore esultava, facendo scempio verbale dei morti e dicendo che era “il minimo” che meritassero. L’ospite chiese se anche il figlio fosse d’accordo, aspettandosi forse una risposta sulla scia di quella del responsabile della comunicazione, ossia che tali comportamenti non fossero “in linea” con i “valori fondanti del corpo dei Marine”. Il genitore fece seguire immediatamente un’altra mail, di cui l’ospite diede lettura. Il genitore aveva appena chiesto al figlio cosa ne pensasse e questi – che, ripeto, è tutt’oggi in servizio – aveva scritto in risposta: “Bene! È esattamente quello che si meritano. I miei camerati avrebbero – bip – su quei cadaveri!” Suppongo che il figlio avesse scritto “cagato”, ma il conduttore ha preferito non pronunciare la parola in onda. Ecco come siamo buoni e dignitosi!
Questo genere di disposizione non è raro tra gli americani in generale, e in particolare tra gli americani arruolati nell’esercito. Per forza: sono decenni che gli Stati Uniti non inviano i loro militari all’estero in una vera guerra difensiva. Li inviano in guerre di aggressione, o a preparare guerre di aggressione. Non è un segreto da specialisti. È un fatto noto a chiunque abbia una conoscenza minima della storia recente e degli eventi in corso. Ed è un fatto arci-noto a chi è spedito combattere a migliaia di chilometri di distanza, all’altro capo del pianeta. Chiunque sia in possesso delle più elementari capacità mentali si chiederà: “Cosa cavolo ci faccio qui? Come può questa gente costituire una minaccia per gli Stati Uniti?” A questo punto, penso che non rimangano giustificazioni per chi si arruola nell’esercito statunitense. Troverete le mie argomentazioni in diversi saggi; potete cominciare da qui e qui e seguire i link. In passato non avevo un giudizio così definitivo in merito alla questione. Ma chi si arruola oggi nell’esercito degli Stati Uniti, si offre volontario per diventare parte di una vasta, sconfinata operazione criminale. Punto.
Un’ultima questione. Ho detto che la vera preoccupazione della maggior parte dei commentatori “sdegnati” per l’episodio non è che esso si sia verificato, ma che è stato reso noto. Intendo, naturalmente, noto al pubblico americano. Non è possibile che un episodio di questo tipo sia una rarità, o un’iniziativa di poche “mele marce”. Come vale per le orribili violenze di Abu Ghraib, episodi come questo devono capitare con una certa frequenza. Non si può fare parte di una vasta, sconfinata operazione criminale, – non è possibile viaggiare da un capo all’altro del mondo e uccidere (o essere pronti a uccidere) uomini innocenti incapaci di nuocere altrimenti e rimanere delle “brave persone”. Lo ripeto: non è possibile. Siccome orrori come questo devono capitare con immancabile regolarità, per forza di cose le persone che vivono nei paesi brutalizzati dagli Stati Uniti ne saranno a conoscenza. Gli orrori di Abu Ghraib non erano una novità per gli iracheni. Episodi come quelli a cui noi americani prestiamo adesso tanta attenzione non possono essere una novità per gli afghani.
Ma gli americani vivono nel bozzolo di miti corroborati da tutti i mezzi di comunicazione e dalla maggioranza degli americani “ordinari”. Video come quest’ultimo sono una minaccia per quei miti e mettono in discussione la nostra amata convinzione di essere “buoni” come nessun altro lo è. Pisciare su corpi morti è un’immagine inconciliabile con la nostra disperata auto-adulazione, con la nostra incontestata e incontestabile convinzione di essere intrinsecamente superiori a qualsiasi altro popolo e autorizzati a fare i nostri “bisogni” in ogni angolo del globo. Per questo, l’episodio deve essere spiegato, minimizzato, giustificato. Se è condannato, lo è come una deviazione, come un evento straordinario che “non è in linea con i nostri valori fondanti”.
Non riconosceremo né affronteremo mai la realtà che gli Stati Uniti hanno dichiarato guerra al mondo intero – come altro si deve intendere il fatto che abbiamo fronti aperti in 120 paesi? – e che la classe dirigente rivendica il diritto di disporre della vita di qualunque essere umano. E dunque ribadisco:
Il governo degli Stati Uniti piscia in testa a te e a qualsiasi altro essere umano al mondo che non sia provvisto di privilegi e di potere
Dovete cercare di proteggere voi stessi come meglio potete.

Fonte: The Varieties of PissingTraduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DAVIDE ILLARIETTI
http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=News&file=article&sid=9760


Tratto da: I VARI MODI DI PISCIARE | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/01/27/i-vari-modi-di-pisciare/#ixzz1kelhrehs
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!

La Valle non si arresta, resiste e non si arrende! In primo piano

  • alt(comunicato del Network Antagonista Torinese) Nostalgia…nostalgia canaglia, è questo il motivetto che risuona nella mente del super procuratore Caselli mentre firma gli arresti notav. Ci sono tutte le figure dei suoi incubi: lotta armatisti, antagonisti, anarchici e qualcun altro che lui equipara a teppista. Un quadretto niente male che gli permette di dire in conferenza stampa che questa non è un’operazione contro il dissenso e per carità “abbiamo solo colpito episodi singoli”.La realtà è un’altra e dista anni luce da questo quadretto, che ancora una volta, dimostra la non comprensione (politica e sociale) delle forze dell’ordine, della magistratura e della casta.
    Il movimento notav è un qualcosa di ben più complesso; è un movimento popolare che non abbassa la testa, che non riconosce la democrazia di palazzo, che fa della contro cooperazione un suo punto di forza,  che non accetta le divisioni tra “ale” o buoni e cattivi. E’ un movimento che lotta e resiste ed e’ questo che non va giù a chi rappresenta il potere.
    E’ un movimento che non si arrende e che ha dimostrato nel tempo, come la scelta di opporsi ad un progetto più grande di se stesso, sia la scelta giusta, programmatica, costituente e vincente.
    La Val Susa non ha paura, la Val Susa fa paura questa è la verità. Fa paura al potere costituito pensare che visto l’esempio notav, potrebbero sorgere centinaia di Libere Repubbliche; decine di movimenti che lottano per interessi collettivi partendo dalle proprie specificità, facendo a meno delle mediazioni al ribasso, scegliendosi il proprio futuro.
    Questo fa paura, e in qualche modo il “sistema della crisi” deve fare le sue mosse. Il cantiere arranca, il sito strategico è una boutade, i muri e il filo spinato servono solo a mostrare i muscoli e allora eccola qui la soluzione: dimostriamo che il movimento è sotto ostaggio dei soliti ribelli, provenienti da tutta Italia, così fiaccheremo i notav e dimostreremo a tutti che esistono “due piazze”.
    Ci spiace, ma anche questa volta, il piano è fallito e sebbene l’impatto, il movimento sta in piedi e marcia per la sua strada, non lasciando mai indietro nessuno.
    Gli arrestati e le arrestate sono no tav, patrimonio della lotta, compagni di viaggio nei sentieri della Valle.
    E non bastano trenta arresti, non bastano possiamo giurarci.
    La lotta notav è un simbolo e un patrimonio di quanti credono che nella lotta vi sia la strada per la libertà, che parla lo stesso linguaggio nostro, di Giorgio, Luca, Jacopo e tutti gli altri arrestati/e che vogliamo liberi,  liberi subito, perché partiamo tutti assieme e torniamo tutti assieme.
    Network Antagonista Torinese
    Centro Sociale Askatasuna  - Collettivo Universitario Autonomo - Centro Sociale Murazzi - Kollettivo Studenti Autorganizzati.